Senza radici, con un cerotto al valore appuntato sul petto, indossando un lembo di cielo bucherellato di stelle e macchiato di nubi sfumate e cupe, attraversando il mondo seduto sullo scalino di una vaga percezione, scrollando dalle spalle dei sogni rinsecchiti e stanchi, amando qualcuno che sosta lontano dagli occhi, ma tanto vicino al cuore.
Senza radici, con in mano una penna scarica e tanti pensieri da disegnare, le braccia aperte che si allungano all’infinito e attendono un ritorno, respirando e ad ogni respiro morendo un po’, lasciando una traccia o una buca grande quanto la rabbia o la rassegnazione.
Senza radici, pensando al futuro con la stessa malinconia di quando si pensa al passato, ridendo per mascherare un disagio, prendendo di petto ogni responsabilità per poi appenderla alla parete più illuminata del museo delle proprie follie.
Senza radici, e in nessun senso senza senso, un verso diverso, un segno che si accartoccia o che diventa un nuovo orizzonte.
Senza radici, senza un seme, senza una ragione apparente, senza un limite, salpando liberi dal porto di una piccolissima consapevolezza per arrivare là dove le emozioni convergono e diventano verità, diventano realtà, diventano te.
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