Accade che sto colando, e scivolo in alto, ma ho questa strana sensazione di cadere; volo sottoterra e metto radici sulle nuvole, certe volte sono pioggia che si perde nello spazio, certe altre sono il ladro che ruba le stelle.
Mi accorgo che in qualche respiro capita che una parte del mio senso di inferiorità si accartoccia, implode, e diventa pietra preziosa al cospetto delle scale di giudizio, di fronte al mare tempestoso del tempo sociale.
Accade che mi fermo di colpo a osservare un dettaglio, e poi lo disegno su di un foglio della mia memoria e lo lascio a decantare in un cassetto che forse aprirò ancora solo un’altra volta nella vita, e lo sorseggerò cantando disgustato, o compiaciuto, o frastornato.
Quando mi affaccio sul mondo, uscendo dalla porta di casa mia, e mi avventuro come un treno in corsa sui suoi percorsi stabiliti, ci sono volte in cui mi ribello e cambio binario, e accade che scopro qualcosa di nuovo, e la voglio amare fino a sfumare nella notte, fino all’alba seguente.
Accade che, forse, mi sto dondolando troppo seduto sullo sguardo di qualcuno che mi ha segnato sul suo foglio della memoria, accade che da qualche parte nell’universo un mio battito del cuore è stato artefice di un disastro e un altro di una grande meraviglia.
Sono un piccolo gigante che si è disteso sull’orizzonte dei propri eventi, in attesa di assaporare ancora con ingordigia i miei peccati; accade che mi dilato, esploro e inghiotto nuove ombre e nuove luci.
Accade che risano le mie ferite, e accade che desidero guarire quelle degli altri, ma poi mi nascondo, sparisco, divento un vuoto che risuona senza note, senza voce.
Poi, d’improvviso, cambia ancora qualcosa che mi sputa sul viso un po’ di stupore e mi fa sorridere. C’è malinconia, c’è un mondo verticale dentro al mio cuore.
Accade che non riesco più a comporre la mia canzone perché sto cercando la nota numero 8, quella che vorrei distendere per farla diventare infinito, e che suonerebbe così per sempre.
Il tempo, accade che non è più lo stesso.
Io, accade che sono un ghiacciolo digitale che si scioglie di fronte ad un like e ad uno smile.
Accade che sono più di questo e che lascio cadere briciole di me sul mondo sperando che qualcuno le noti e le segua per cercarmi.
Mi troverai su di una panchina con in mano un sacco pieno di tutte le cose belle e brutte messe alla rinfusa che ho fatto nella vita; accade che le voglio rivedere, gli voglio dare un nome, le voglio amare tutte, le voglio spolverare e poi baciare.
Accade che questo pensiero ti sembrerà folle, senza senso; accade che lo rileggerai un’altra volta, o forse no, e poi tornerai a sedere sulla carrozza del tuo treno.
Accade che c’è sempre qualcosa che accade e che può andare bene, oppure no.
Amare se stessi, accade che prima o poi ci si riesce.
Accade che un giorno, spegnendo la luce e chiudendo la porta, ci ritroveremo a contare le stelle, pur sapendo che ognuno di noi ne ha rubate tante nascondendole là dove nessuno potrà mai guardare.

Accade che…
Scritto e pubblicato il
da Marco Placido Stissi (alias “
“)
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