Alzo la gamba

Alzo la gamba e poggio il piede sul primo gradino; reggerà il mio peso? Ho un bagaglio solo e lo porto sulle spalle, ho già pagato il biglietto, ho lasciato cadere le briciole di alcuni sogni infranti, ho salutato tutti e non vedo l’ora di partire. Entro nel vagone del treno che mi porterà a destinazione, voglio scegliere il posto più bello, quello accanto al finestrino, perché voglio osservare il mondo scivolare e poi sciogliersi da dietro al vetro sporco. Il mio orsacchiotto lo tengo ancora per mano, anche lui è tutto sporco e non ha più un occhio. Sono io il suo sguardo mancante. Lui è il cuscino su cui poggia il mio cuore. Passa, il tempo passa e qualcosa danza sempre con le mie emozioni mentre certi ricordi non li trovo più al loro posto, chissà dove li ho perduti, chissà dove li ho spostati. Il treno è partito e sul sedile di fronte a me c’è uno specchio seduto con le gambe accavallate: mi osserva. Mi osservo! Provo a parlarmi e qualche volta mi rispondo, sto facendo amicizia con me stesso. L’immagine di me si racconta e si moltiplica: mi sento il pupazzo in un sogno di Pirandello. Chiudo gli occhi, giro la testa e osservo l’orizzonte che scorre di fianco a me: si sta srotolando o arrotolando verso la fine della mia storia? Arriverò, arriverò e sarò il punto che chiude il racconto della mia vita.

Scritto e pubblicato il

da Marco Placido Stissi (alias “

“)

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