Il mostro

C’è un mostro nel mio cuore che mi osserva da dietro al velo opaco e stropicciato delle mie illusioni, mi osserva aspettando che mi addormenti per potersi aggirare indisturbato fra i miei ricordi, per potermi pizzicare i sogni. A volte mi fa davvero male!

Per non sentirlo, spesso indosso le cuffie e ascolto musica quando sono fuori fra la gente ma anche quando mi chiudo nella mia stanza quando sono solo. Lo faccio anche perché ho paura del mondo, mi serve per distrarmi ma, forse, pure perché mi allevia l’ansia mentre aspetto che tutto si addormenti, che tutti spariscano dalla mia vista; voglio restare da solo, mi piace la solitudine, mi piace sentirmi avvolto dalle braccia fredde della notte, ricoperto di stelle, sfiorato dalla luce di quella stronza della luna che non ha mai recapitato i miei desideri; li immagino accartocciati lì dentro ad uno dei suoi crateri silenziosi e senza vita.

I miei occhi si allacciano senza pietà a tutte le cose su cui si poggiano, e così le sentono, le spogliano, le amano, le trattengono, le accarezzano, le fanno esplodere come fuochi d’artificio.

Cerco qualcuno con cui scambiarci gli occhi e con cui condividere le emozioni e la nostra storia senza raccontarle con le parole. Desidero accovacciarmi sulla sedia dei miei pensieri poggiando la guancia sulla porta dei suoi segreti. Sono così poche le persone che mi piacciono davvero!

Quelle migliori che ho conosciuto sono sempre state in attesa, con i volti colmi di silenzi e lo sguardo fisso dentro sé stesse; pagine della loro storia racchiuse in una piccola bolla sospesa lungo il tragitto dei loro istanti pieni di sfumature e, a volte, senza nomi.

Le persone più interessanti che ho conosciuto avevano il viso poggiato ad un vetro di un treno in corsa da dietro al quale la vita si svolgeva rapida come la pellicola di un film: linee distorte, pennellate di una realtà che hanno ingurgitato senza lasciare nemmeno le briciole ma che avrebbero voluto scordare per sempre alla prima fermata utile.

Quelle persone le ho viste sorridere e le ho viste piangere senza vederle sorridere o piangere; le ho viste sospirare e le ho viste ignorare, le ho viste svegliarsi per poi riaddormentarsi, nascoste dietro ad una maschera, protette dall’ombra di qualcosa che era troppo preziosa da condividere con gli altri.

Le persone, quelle che amo, hanno un solco nell’anima e due occhiaie enormi come bagagli, hanno un respiro stentato ed ignorano il tempo, sanno cogliere l’incanto della vita e sanno accarezzare quel mostro interiore che trema atterrito ad ogni battito del loro cuore.

E tu, in questo piccolo istante, hai sentito il tuo mostro parlare col mio? Forse insieme possiamo dargli un nome, forse insieme possiamo insegnargli a rispettare le nostre fragilità o forse, invece, possiamo condividere le cuffie e osservare assieme lo stesso orizzonte cancellando tutto ciò che ci circonda, fluendo l’uno dentro l’altro, diventando un mostro ancora più grande così da raggiungere la luna per frantumarla con un dito dopo aver recuperato tutti i nostri bellissimi sogni perduti.

Scritto e pubblicato il

da Marco Placido Stissi (alias “

“)

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