L’ingranaggio

Eccomi, sono questo, l’ho già detto, sono fatto di tutto ciò che resta e di tutto ciò che ho aggiunto da quando sono nato. Eccomi, sono un residuo e un intero, sono una eco fra le montagne e sono la montagna, poi sono pure una piccola stella che non ha bisogno di un nome per essere riconosciuta. Sono un infinitamente piccolo e un infinitamente grande. Sai, sono come te, anch’io ho cercato qualcuno a cui accostarmi, l’ho cercato in ogni sguardo che ho incontrato, in ogni sorriso su cui mi sono sdraiato. Poi ti ho incontrata, ci siamo innamorati, ho perso la mia bussola per ritrovarmi in un mondo che di direzioni sembrava averne a migliaia, e tutte sembravano puntare ad un unico sogno. Adesso cosa succede? Pure noi molliamo la presa dopo esserci trovati, pure noi siamo caduti nella trappola dei nostri mondi più cupi. C’è stato il tempo di tenerci stretti, il tempo di ridere, il tempo di puntare allo stesso orizzonte. Il tempo di illuderci.
C’è stato il tempo di girare lo sguardo di fronte a quelle piccole evidenze che sapevamo già sarebbero diventati muri enormi. Ho sbagliato qualcosa, ho sbagliato ad accontentarmi.

L’amore è una danza che quando si balla in due non può più prescindere dalla presa dell’altro, è un gioco armonico e in equilibrio dove per ogni caduta c’è sempre pronta una mano tesa. L’amore è accudimento, è attenzione, è empatia, è una carezza.

L’amore in due non può crescere se quello di uno dei due è prevalente su se stesso. Ecco, così il focus si sposta e ogni sentimento si perde fra i cunicoli dei silenzi o della rabbia o del rancore. Ma dimmi, come si può modulare un comportamento anche a prescindere dall’etica laddove non si è più quei bambini ingenui che imparano la vita senza ancora comprendere il senso delle cose? Ad un certo punto si cresce, si capisce la vita, si capiscono le intenzioni, si impara un modo. Ecco, il modo!

Sono anch’io ancora un bambino, sono anch’io ancora fragile, sono anch’io un sistema che ruota sulla fitta trama dell’universo, e così certe cose ancora non le comprendo. Io però ho il mio modo e lo uso pensando di portare luce, di non ferire mai nessuno, di accogliere e sentire, ascoltare, guardare, toccare, assaporare.

È il modo che cambia ogni cosa!

Il nostro ingranaggio ruota solo se c’è rispetto, equilibrio, compromesso, empatia; solo se ciò che possiamo cambiare, ciò che possiamo smussare e ciò che non possiamo assolutamente modificare combaciano al meglio con quelli di chi abbiamo accanto. È così che ogni sassolino che cade in quel meccanismo riusciamo a toglierlo con facilità semplicemente soffiandoci sopra o prendendolo con due dita, ridendoci sopra, sdrammatizzando, giocando.

Ecco, sono tutte belle parole e a me manca essere abbracciato con sincerità, mi manca essere coccolato, essere accudito. Mi manca essere rispettato, mi manca un’anima su cui potermi appoggiare e insieme socchiudere gli occhi dal tramonto ad un nuovo giorno. Mi manca la reciprocità. Sentirmi a casa, rilassato. Sapere che ogni conflitto che potrà capitare sarà rivestito di fiducia e potrà svanire risolvendosi in un soffio. Mi manca qualcuno che non abbia paura a mettere la mano nella voragine del mio petto, che sappia accarezzarmi il cuore senza farmi sanguinare, che sappia usare le giuste parole. Ah, le parole!

Dai, non pensare ch’io sia solo uno stupido sognatore. Sai bene che non parlo di perfezione; dico solo che tutto si riduce sempre e solo a quell’ingranaggio fatto di compromessi e dal peso che si riesce a dare a tutto ciò che ci gira intorno e pure dentro, al fatto che va curato ed oliato, alla capacità di gestire quei sassolini che inevitabilmente ci cadranno dentro, giorno dopo giorno.

L’amore è evoluzione e non è utopia. Nulla è mai realmente utopico.
So cosa voglio, e ciò che scelgo adesso è per il mio bene e per il bene di quella meravigliosa anima che è mia figlia; lei è il frutto di un amore che ha avuto il retrogusto di un carrello della spesa sgangherato ma che dovrò sempre ringraziare perché ha saputo comunque trasportare tante cose belle, oltre a quei macigni e a quei mostri tanto difficili da accettare.

Oggi va così e la felicità va ricercata nelle piccole cose; allora mi lascio andare e scivolo nella mia grotta, vado a dormire fra le braccia di quel sogno che ho compreso non essersi mai realizzato veramente.

Metabolizzo, smonto il mio ingranaggio, lo voglio lucidare perché devo essere coerente, devo garantire equilibrio e armonia a mia figlia, perché devo essere presente, perché devo riorganizzare la vita per quel tratto di tempo che mi è ancora concesso di vivere.

Non voglio la guerra, desidero buonsenso, maturità e responsabilità.

La vita è un istante brevissimo, come la luce che filtra tra le foglie degli alberi.

Scritto e pubblicato il

da Marco Placido Stissi (alias “

“)

Commenti

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3 risposte a “L’ingranaggio”

  1. Avatar martaMara
    martaMara

    Quando si è in due va tutto bene, un figlio modifica la quotidianità. La responsabilità schiaccia e ognuno reagisce in modo diverso.
    Chissà forse si era già così prima ma l’innamoramento è un caldo mantello che se non ben saldo, cade.

    Abbi cura di te solo così puoi essere un padre sereno. Prima vieni tu di tua figlia: per darle il meglio.

    Buona vita Marco
    .marta

  2. Avatar Lilith♀️
    Lilith♀️

    Hai descritto perfettamente la fine di un amore ma il meccanismo che si inceppa ha sempre bisogno di quattro mani per essere riparato. Con due può girare un po’ più a lungo ma prima o poi si ferma

  3. Avatar Roberto
    Roberto

    È un pensiero stupendo e positivo, quello che doveva accadere accadrà. Nonostante i nostri sforzi a tenerci insieme, se si arriva ad un bivio bisogna scegliere. L’amore è straordinario ma è un sentiero pieno di insidie e ostacoli. Credo che a tua figlia rimarrà negli occhi il vostro sogno di vita che avete percorso. Buona vita Marco.

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