C’è il mondo che mi fa paura, è strano e pieno di brutture che tentanto di sfregiare e di istupidire le sempre più rare bellezze che sopravvivono imperterrite dentro qualche taschino sgualcito della veste di una delle notti stellate che si sono svolte sulla mia testa, in alcuni giorni imprecisati della mia esistenza.
Oggi ho allungato il braccio fuori dalla finestra per rovistaci dentro, ma il sole e la luna si sono poggiati sulla mia pelle, poi è arrivato anche un corvo, la pioggia, il vento e la compassione, e sembrava che man mano certe cose volessero salvarsi, ritrarsi e sparire assorbite dalla mia carne; ho immaginato di essere io il piccolo buco nero che avrebbe inghiottito tutta la meraviglia dell’universo. Mi sono chiesto: sarei stato capace di custodirla, abbracciarla e salvarla dall’assurda stupidità di molti esseri umani? Che valore ho dato al mio senso di responsabilità nei confronti della vita?
Ho fatto del mio meglio, finora, per rimanere a testa alta, ma è da un po’ di tempo che sento il bisogno di curvarmi, di farmi piccolo e di trasformarmi in una delle cose che vorrei conservare nel taschino.
Sono davvero così importante? Che valore mi attribuiscono le stelle quando mi accarezzano gli occhi?
Fosse per me in quel taschino salverei il taschino stesso!
Ora ti dico una cosa, ti dico qualcosa che potrai solo interpretare: su una radura costellata da migliaia di fiori arancioni c’è un pezzettino del tessuto di un taschino che ho perduto un giorno dopo aver visto il mio sangue macchiare una canzone per far tremare tutte le note e dare voce alle pause e agli accenti; è ancora lì accartocciato, sporco, pieno di lividi.

Nel taschino
Scritto e pubblicato il
da Marco Placido Stissi (alias “
“)
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